“La foja de figh…“

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Dedico a tutti gli amici e amiche di fb questa mia poesia dialettale con traduzione in lingua… luciano

“ La foja de figh… “

Sora e mi figh l’e’ arvenz na foja sno’, da parlia, a testa inzo’ cume’ un pipistrel quante’ che dorma. la e’ oramai tota ruznida e scartuzeda cume’ un ghefli ad lena, ma lan vo casche’ ma tera , la zocla ad qua’ e ad la’ ma ogni suspir fresch de vangin d’nuvembri che vin da che mer ciarghin, che u n’ha mai pesa e che un s’ferma mai gnenca te scur dal noti scuri …

cla foja vecia e arbofa la sta ilaso,’ tacheda me su rem bruclos e nud a guarde’ al su cumpagni sparguiedi in tera e senza pio’ voja ad scaldes me tevdi sulatin ad sanmartein e ad santi’ e chent alegri de merli quant che l’andeva ad impinis e bech ad cl’or zal e donz di matalun gonfi ad miel…ades lori lin s’arcorda pio’ ad cume’ cl’era bel nascond tla friscura dal foj virdi cume’ di raganaz, i pasarot da nid ch’iaspiteva l’imbicheda dal su ma che al curiva tot e de per nu fe manche’ gnint, ma chi ciof ad piomi lostri sa gl’eli e i bech vert che in n’aveva mai sa e chi piguleva tot i minut…

ir mateina am so svegg s’un gran baticor, a so curs ad fura e tra e lom e scur ho vest cl’ultma foja de mi figh stesa sora ca gl’elti foj morti che la trimeva tota cverta ad sudor e che pareva lam ges: at salut amigh, nu zcordti mai ad sta foja cla era quel che oz t’ci te, e ades la e’ quel che te tsare’ dmen !!!

luciano monti novembre 2014

 

“ la foglia del fico…”

Sopra il mio fico e’ rimasta una sola foglia solamente, da sola, a testa ingiu’, come un pipistrello quando dorme. e’ ormai tutta rugginosa e accartocciata come un gomitolo di lana, ma non vuole cadere a terra, dondola di qua e di la e ad ogni sospiro fresco del venticello di novembre che viene da quel mare turchino, che non ha mai pace e che non si ferma mai neppure nell’oscurita’ delle notti scure…

quella foglia vecchia e arruffata sta lassu’, attaccata al suo ramo bitorzoluto e nudo a guardare le sue compagne sparse in terra e senza piu’ voglia di riscaldarsi al tiepido sole di san martino e di sentire il canto allegro del merlo quando andava a riempirsi il becco di quell’oro giallo e dolce dei mataloni gonfi di miele… adesso loro non si ricordano piu’ di come era bello nascondere nella frescura delle foglie verdi come ramarri, i passerotti da nido che aspettavano l’imbeccata delle loro madri che correvano tutto il giorno per non fare mancare niente a quei ciuffi di piume lustre con quelle ali e i becchi aperti che non ne avevano ma abbastaza e che pigolavano tutti i minuti…

ieri mattina mi sono svegliato con il batticuore, e sono corso fuori e tra la luce e lo scuro ho visto quell’ultima foglia del mio fico distesa sopra quelle altre foglie morte che tremava tutta ricoperta di sudore e che pareva mi dicesse : ti saluto amico, non ti scordare mai di questa foglia che era quello che oggi sei tu e adesso e’ quello che tu sarai domani !!!

Luciano Monti Novembre 2014

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